Il vocabolario della sostenibilità
Economia circolare
L’economia circolare è un nuovo modello economico in cui si dilata la durata del ciclo di vita dei prodotti all’interno del sistema in una formula che include il mantenimento nel sistema dei materiali attraverso processi di condivisione (sharing economy), riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato invece sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e smaltire”. L’Unione Europea ha adottato il nuovo modello di economia circolare a partire dal 2015 con il Piano d’azione 2.12.2015 COM(2015) 614 L’anello mancante o in inglese “Closing the Loop”. Nel 2020 un nuovo piano d’azione strategico ha integrato quello precedente inserendo il documento “A new Circular Economy Action Plan For a cleaner and more competitive Europe” COM/2020/98 final” come pietra miliare nelle strategie del New Green Deal europeo.
CSR Corporate Social Responsability
La responsabilità sociale d’impresa (o CSR, acronimo di Corporate Social Responsibility) è diventato nel linguaggio economico e finanziario, l’ambito riguardante le implicazioni di natura etica della visione strategica d’impresa rispetto al suo ‘ecosistema’.
Rappresenta la manifestazione della volontà delle grandi, piccole e medie imprese di gestire efficacemente le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività e nella relazione con i territori.
Con la nuova comunicazione del 25 ottobre 2011 (n. 681), la Commissione Europea, riesamina e supera la nozione espressa nel precedente Libro Verde del 2001 e fornisce una nuova definizione di CSR, vista come “la responsabilità delle imprese relativa al loro impatto sulla società.”
La nuova visione della Commissione Europea fornisce significative novità alla complessa discussione intorno al tema, riduce il peso di un approccio soggettivo delle imprese e richiede maggiore adesione ai principi promossi dalle organizzazioni internazionali come l’OCSE e l’ONU a partire dai 17 obiettivi dell’Agenda2030.
Bilancio di sostenibilità
Il Bilancio di Sostenibilità è lo strumento di reporting che raccoglie in una visione di sistema gli impatti positivi e negativi economici, sociali e ambientali relativi all’attività di una organizzazione e le pone contemporaneamente in relazione alle aspettative dei propri stakeholder. Il bilancio di sostenibilità può essere elaborato sulla base di standard internazionali, come quelli emessi dall’organismo internazionale no profit del Global Reporting Initiative (www.gri.org). Il reporting può avere pubblicazione annuale o biennale e ha un contenuto in termini di indicatori sintetici dei tre settori: governance ed economia, ambiente e sociale.
Dichiarazione Non Finanziaria o DNF
Con l’entrata in vigore del decreto legislativo 254/2016, che recepisce in Italia la direttiva europea 2014/95/UE, le grandi imprese considerate “enti di interesse pubblico” (banche, assicurazioni, società quotate sul mercato borsistico) con almeno 500 dipendenti e uno stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro o che presentano ricavi di almeno 40 milioni di euro, sono obbligate, a partire dai bilanci chiusi al 31 Dicembre 2017, a fornire annualmente alcune informazioni dettagliate:
• La descrizione del modello organizzativo e gestionale dell’azienda
• La descrizione delle politiche attuate dall’azienda in merito agli aspetti non finanziari
• I risultati di queste azioni
• La gestione dei rischi legati agli ambiti in questione
• Gli indicatori di prestazione aziendali per le attività non finanziarie.
L’obiettivo finale dell’impianto legislativo è quello di garantire la massima trasparenza e una maggiore accessibilità da parte degli stakeholder, senza creare pericolose asimmetrie informative. Nel caso in cui alcuni ambiti previsti dalla DNF non siano considerati e gestiti, l’azienda è obbligata a spiegare le motivazioni di questa scelta. Il contenuto della DNF viene elaborato sulla base di standard riconosciuti a livello internazionale, tra cui gli standard GRI (Global Reporting Initiative), che vengono utilizzati anche per la redazione dei bilanci di sostenibilità e che spesso crea un po’ di confusione tra i due tipi di reporting.
La normativa italiana prevede inoltre la possibilità per le aziende che vogliano compilare la DNF, pur non essendo vincolate a produrla, di poter pubblicare un report che sia conforme al decreto e quindi assimilabile alla dichiarazione non finanziaria.
OHSAS 18001
L’acronimo OHSAS sta per “Occupational Health and Safety Assessment Series” ed identifica uno standard inglese emesso dalla British Standard Institution (BSI o BS) indicato come base per sviluppare un sistema di gestione della sicurezza e della salute dei lavoratori coerente con i sistemi internazionali e nazionali in materia.
La norma BS OHSAS 18001:2007 rivista nel 2007, è uno standard che si estende anche ad inglobare i fornitori e i subfornitori in una logica di estensione progressiva delle norme ai punti critici delle lavorazioni della supply chain. La certificazione OHSAS quindi attesta l’applicazione volontaria, all’interno di un’organizzazione, di un sistema che permette di garantire un adeguato controllo riguardo alla sicurezza e la salute dei lavoratori, oltre al rispetto delle norme cogenti e con estensione oltre alla gestione interna della forza lavoro.
Nel 2008 è stata pubblicata un’apposita guida a questa norma, la OHSAS 18002: Sistemi di Gestione della Sicurezza e della Salute dei Lavoratori – Linee, guida per l’implementazione dello standard OHSAS 18001, che agevola l’introduzione dei diversi criteri nel mondo industriale.
WHP – Work Health Protection
Il Programma “Luoghi di lavoro che Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia” si fonda sul modello promosso dall’WHO World Health Organisation e ha come obiettivo prioritario il promuovere cambiamenti organizzativi dei luoghi di lavoro al fine di renderli ambienti favorevoli all’adozione consapevole ed alla diffusione di stili di vita salutari, concorrendo alla prevenzione delle malattie croniche compromettendo la qualità di vita dei lavoratori.
Le aziende che aderiscono al programma si impegnano a costruire, attraverso un processo partecipativo e in un’ ottica di responsabilità sociale, un contesto che favorisce l’adozione di comportamenti e di scelte positive per la salute dentro e fuori il sito di produzione e andando al di là della normativa in materia di sicurezza e tutela dei lavoratori.
A tal fine attivano un percorso di miglioramento, fondato su un’analisi di contesto di vita del lavoratore che permetta l’emersione di criticità e la definizione di priorità, che prevede la messa in atto di interventi efficaci e strutturali finalizzati a sostenere scelte salutari e contrastare fattori di rischio. Il programma è stato attivato e coordinato localmente dalle Agenzie di Tutela della Salute della regione Lombardia. Gli operatori delle ATS forniscono alle aziende, che aderiscono al piano WHP, un orientamento metodologico e organizzativo. L’ATS rilascia ai luoghi di lavoro che hanno messo in atto una o più “pratiche raccomandate”. un attestato di “Luogo di lavoro che promuove salute” – Rete WHP Lombardia” Il Programma è stato riconosciuto dal Ministero della Salute italiano.
UNI EN ISO 14001:2015
La sigla UNI EN ISO 14001:2015 identifica una norma tecnica dell’International Standard Organisation (ISO) sui sistemi di gestione ambientale (SGA), nella quale si definiscono i requisiti di un sistema di gestione ambientale applicabile ad organizzazioni di qualsiasi dimensione o settore. Rappresenta una componente della serie di norme ISO 14000 sviluppate dal comitato tecnico (TC, dall’inglese Technical Commettee) ISO/TC 207. Tale norma può essere utilizzata come base standard per richiedere una certificazione di parte terza, oppure semplicemente come linea guida per stabilire, attuare e migliorare un sistema di gestione ambientale della propria realtà produttiva.
Se l’organizzazione è di tipo industriale e con emissioni e impatti rilevanti in termini ambientali, l’aver adottato un sistema di gestione ambientale in base alla norma ISO 14001 diventa elemento necessario e garantisce agli stakeholder che i processi siano controllati, gestiti e misurati in modo chiaro e oggettivo.
Infatti la norma ISO 14001, giunta alla sua terza edizione del 2015, si ispira esplicitamente al modello logico PDCA (Plan-Do-Check-Act) detto anche ciclo di Deming e utilizzato in diversi standard di gestione organizzativa. Chi adotta un sistema di gestione ambientale può trovare nelle linee guida della UNI EN ISO 14004 i principi, sistemi e tecniche di supporto per i sistemi di gestione ambientale.
Analisi LCA – UNI EN ISO 14040:2006
È possibile valutare e interpretare gli impatti ambientali di un qualsiasi bene (prodotto o servizio), durante il suo intero ciclo di sua vita, grazie allo strumento Life Cycle Assessment (LCA)
La valutazione include l’intero ciclo di vita del processo o attività, comprendendo:
• l’estrazione e il trattamento delle materie prime,
• la fabbricazione,
• il trasporto,
• la distribuzione,
• l’uso, il riuso, il riciclo
• lo smaltimento finale.
Il riferimento normativo internazionale per l’esecuzione degli studi di LCA è rappresentato dalle norme ISO della serie 14040. La struttura di LCA è suddivisa in 4 fasi principali: Definizione degli obiettivi e del campo di applicazione dello studio; Analisi d’inventario (LCI); Valutazione degli impatti (LCIA) e Interpretazione dei risultati.
Carbon Footprint – ISO 14067:2018
La ISO 14067 è stata pubblicata nel 2018 e definisce i principi, i requisiti e le linee guida per la quantificazione e il reporting della CFP (Carbon Footprint di Prodotto), basandosi sugli standard internazionali di riferimento per gli studi Life Cycle Assessment- LCA (ISO 14040 e ISO 14044).
Tale norma offre a tutte le organizzazioni un mezzo per calcolare l’impronta di carbonio dei loro prodotti e fornisce l’opportunità di comprendere meglio le modalità con cui ridurla.
La ISO 14067:2018 sostituisce la specifica tecnica ISO/TS 14067:2013. La compensazione delle emissioni di carbonio e la comunicazione di CFP non rientrano nell’ambito di questo documento.
Pur basandosi sull’approccio LCA, la ISO 14067 si occupa della sola categoria di impatto “climate change” (cambiamento climatico). La carbon footprint è intesa come la somma delle emissioni e delle rimozioni di gas ad effetto serra (GHG) lungo il ciclo di vita di un prodotto.
Nel calcolo sono pertanto considerate le emissioni legate all’estrazione e alla trasformazione delle materie prime, così come quelle legate a produzione, distribuzione, uso e fine vita del prodotto. Lo studio della CFP (CFP study) consente di quantificare in termini di CO2 equivalente l’impronta carbonica del prodotto considerato.
Registrazione EMAS
Eco-Management and Audit Scheme (EMAS) è uno strumento volontario creato dalla Comunità europea al quale possono aderire volontariamente le organizzazioni (aziende, enti privati e pubblici, ecc.) per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni sulla propria gestione ambientale. Esso rientra tra gli strumenti volontari attivati nell’ambito del V Programma d’azione della UE a favore dell’ambiente (1992-2000). Scopo prioritario dell’EMAS era individuabile nella contribuzione alla realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile, ponendo in rilievo il ruolo e le responsabilità delle imprese. L’EMAS è uno strumento a base volontaria al quale possono aderire le organizzazioni (sia aziende sia enti pubblici) e i siti che intendono valutare e implementare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico informazioni in merito ad esse. Nell’ambito degli appalti pubblici e delle fideiussioni necessarie a essi inoltre, la certificazione EMAS può portare a delle riduzioni dei costi (anche del 30%), se ciò è previsto nel bando.
In Italia, il rilascio della registrazione EMAS è affidato al Comitato Interministeriale per l’Ecolabel e l’Ecoaudit il quale si avvale della collaborazione dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e delle varie Agenzie Regionali (ARPA) e Provinciali (APPA) per la Protezione dell’Ambiente.
EPD dei prodotti norma UNI EN ISO 14025:2010
Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Environmental Product Declaration – EPD) è uno schema di certificazione volontaria, nato in Svezia ma di valenza internazionale, che rientra fra le politiche ambientali comunitarie La EPD è sviluppata in applicazione della norma UNI EN ISO 14025:2010 (Etichette e dichiarazioni ambientali – Dichiarazioni ambientali di Tipo III) e rappresenta uno strumento per comunicare informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi. Le prestazioni, riportate nella EPD, devono basarsi sull´Analisi del Ciclo di Vita (Life Cycle Assessment – LCA) in accordo con le norme della serie ISO 14040, fondamento metodologico da cui scaturisce l´oggettività delle informazioni fornite.
L´obiettivo principale di una EPD è quello di fornire informazioni rilevanti, verificate e confrontabili relative all’impatto ambientale di un prodotto o di un servizio. La EPD è applicabile a tutti i prodotti o servizi, indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena produttiva e consente confronti tra prodotti o servizi funzionalmente equivalenti. viene verificata e convalidata da un organismo indipendente che garantisce la credibilità e veridicità delle informazioni contenute nello studio LCA e nella Dichiarazione relativa.
Il sistema di gestione delle EPD è tenuto sotto controllo da Program Operators, ovvero soggetti che si fanno carico di permettere lo sviluppo e la pubblicazione delle regole per redigere le EPD di ogni categoria di prodotto, le cosiddette Product Category Rules o Regole di Categoria di Prodotto (PCR).
Water Footprint – UNI EN ISO 14046:2016
L’impronta idrica è un indicatore multidimensionale che quantifica i potenziali impatti ambientali legati all’acqua, in termini quantitativi (in volumi) e qualitativi, considerando consumi sia diretti che indiretti di acqua e con approccio di ciclo di vita (concetto di “virtual water”).
In un contesto generale di crescente stress idrico, e con particolare riferimento alle problematiche di sfruttamento ed inquinamento delle falde nel panorama italiano, la Water Footprint (WF) si propone come un utile mezzo perquantificare e comunicare gli impatti ambientali, e per ottimizzare la gestione delle risorse idriche e dei processi produttivi. La norma di riferimento è la ISO 14046 “Environmental management: Water footprint – Principles, requirements and guidelines” (attualmente è in vigore l’edizione del 2016), che specifica i principi, i requisiti e le linee guida relativi alla valutazione della Water Footprint di prodotti, processi e organizzazioni basata sulla metodologia LCA (Life Cycle Assessment).
Certificazioni di trasparenza prodotto
La certificazione di prodotto in ambito volontario è un atto formale con il quale un ente terzo accreditato afferma, con ragionevole attendibilità, che il prodotto è conforme a quanto dichiarato in un documento tecnico di riferimento. Si è utilizzato molto nel campo del settore agroalimentare dove la contraffazione può metter a rischio la salute dei consumatori oltre che per ragioni commerciali e per valorizzare e differenziare il prodotto in mercati maturi e caratterizzato dalla presenza di molti prodotti simili. Oggi si sta estendendo anche ad altri ambiti produttivi in una logica di trasparenza sia del prodotto sia della filiera.
La scelta, da parte dell’azienda, dei requisiti certificabili del prodotto si basa sulla volontà di informare il consumatore e il sistema di distribuzione di alcune particolari e significative caratteristiche che differenziano il prodotto dagli altri della stessa categoria.
EN 1090-1:2009+A1:2011 Norma per la certificazione prestazionale di prodotto
Nell’ambito della fornitura di strutture in alluminio e in acciaio per il settore delle costruzioni, dal 01 luglio 2014 è obbligatorio aver implementato presso la propria organizzazione la norma EN 1090-1:2009+A1:2011 rilasciata dal CEN e aver conseguito la relativa certificazione. La norma specifica i requisiti per la valutazione di conformità delle caratteristiche prestazionali dei componenti strutturali in acciaio e alluminio nonché dei kit immessi sul mercato come prodotti da costruzione ed è necessaria per ottenere la marcatura CE dei prodotti. La dichiarazione prestazione di prodotto segue quindi l’oggetto e ne garantisce la conformità e i controlli effettuati in azienda.